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Posts Tagged ‘Rai’

Riporto le affermazioni del consigliere della Rai, Giorgio Van Straten, dopo i dati di ascolto di ieri sera: «Solo il 13,5% degli spettatori italiani ha guardato lo show di Silvio Berlusconi presentato da Bruno Vespa: un flop clamoroso, forse la peggiore performance di RaiUno nell’anno. Così la scelta del direttore generale Mauro Masi si è rivelata non solo inaccettabile sotto il profilo del pluralismo informativo e del buon giornalismo, ma anche completamente sbagliata rispetto agli interessi dell’azienda, come era facilmente prevedibile e anche io avevo previsto. Mi auguro che questa vicenda sia di insegnamento e che da oggi, nell’interesse del paese e della Rai, i giornalisti tornino a fare i giornalisti e i dirigenti a dirigere l’azienda con autonomia ed efficienza».

Ce lo auguriamo tutti.

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vespa1Vespa su Santoro per il caso Annozero:  “Se io avessi fatto programmi come i suoi, da tempo avrei dovuto abbandonare la Rai”.

La triste realtà è che è proprio perchè non li ha fatti, che ci resta.

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tg1“Il vero pericolo per gli italiani: non essere capaci di uscire dal coro”. È il titolo di un editoriale di Riotta che ben incarna lo sforzo di distinguere il Tg istituzionale per eccellenza dalla poltiglia informativa delle altre reti.

E come negarne il successo. Con lui il Tg1 si è rinnovato. Altroché!

Riotta ha sostituito il vecchio logo con uno più moderno e tecnologico. Dalla scenografia, è sparito il colore giallo.  

Certo, qualche somiglianza con il Tg5 è rimasta. Sottigliezze: come il fatto che del giornalista politico resta poco più che un microfono piazzato sotto al naso di una serie di portavoce cantilenanti.

Ad accomunare Riotta e Mimun è anche la dedizione per le grandi inchieste: quelle, ad esempio, ai caselli autostradali in cui si chiede alle persone in coda: “da dove venite?”.

Si tratta di servizi talmente utili alla formazione di una coscienza collettiva, da indurre entrambi a sposare una linea editoriale comune, al di là delle divergenze politiche. E  professionali.

Un esempio di ponderato pluralismo, di fronte al quale il “telegiornale in bianco e blu” si toglie il cappello e, trionfalmente, rientra nel coro.

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miki1
Era una mattina di autunno quando, nell’etere incantato del regno di Raiot, scoppiò la guerra di successione. Le due fazioni dei potenti collaboratori del re, da secoli in pace, si contesero la scelta del
guardiano, a cui spettava controllare che nessuno, suddito o padrone, osasse dir male del regno.
Si narra che per tradizione, a nominare il controllor della parola,
dovesse essere il gruppo meno numeroso.
Quel giorno, i Questori Morali erano in minoranza rispetto ai
Paladini neri. Toccò quindi ai primi, guidati dal cantastorie Doppiavù,
fare un nome: fu quello di Orlando, impavido condottiero.
Ma i Paladini Neri si opposero: non vedevano di buon occhio il suo scudiero, Tonino, che una volta sorprese alcuni loro amici con
le mani in un cesto di mele altrui e non seppe tenere la bocca chiusa.
Fu così che le donne, il Cavalier e i suoi promiscui amori dichiararono battaglia ai Questori. E Raiot conobbe il male, la meschinità
della strategia bellica, i tradimenti: Orlando, furioso, andò dai suoi, sguainò la spada e, tremante, chiese: “Chi è con me?”.
Gli amici alzarono le mani. Lui li contò. Ne mancavano due.
La lotta era impari ma il dottor Vinavillari non sapeva
con chi schierarsi.  Decise allora che sarebbe stato lui a salvare
la sorte di dialoghi e libertà. Nel momento di maggior efferatezza,
approfittò della distrazione dei combattenti per ipnotizzarli con un sortilegio. Era un epatologo, ma non appena si incollò alla poltrona,
venne il mal di fegato a tutti.
Presto impose la sua autorità. Si nominò presidente del consiglio dei guardiani, di cui era l’unico componente. Iniziò a farsi domande,
a darsi una volta ragione, un’altra torto. Impazzì.
Un giorno Tonino incontrò il Cavaliere. Bastò uno sguardo
per capire quanto male aveva causato la loro ostinazione,
per avere la conferma di essersi segretamente intesi.
Ci vollero giorni prima che la colla cedesse alla forza dei due
e Vinavillari  fosse scagliato fuori dall’etere con tutta la poltrona.
Ogni favola ha il suo lieto fine.
È nella realtà che sono Zavoli amari.

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